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al testo di Adielle
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Torna tutto daccapo ma è sempre diverso è l' impianto di una memoria vana. Ma che vuol capire il destino che si compie? L' insufficienza cronica dell' evidenza dei fatti? Il clandestino che crepita, la sagoma dell' ombra tra le scapole la verifica dell' acqua. L' inquilino che mi abita mi abitua a sopravvivere. Non è questione di metrica la sindrome neoplatonica di un amore d' agata, di ametista screziata, di una disgraziata anice stellata, via di fuga e prima volta a sindaco di Roma per il tempo vacuo dei saluti di circostanza dolci e deboli malleoli, la caviglia sottile colonna portante di una certa idea di gamba la grazia nel parlare, la calma, l' apparente leggerezza di un momento di pausa da se stessa. La voce fantasma con cui le parlo, da cui difendersi ad oltranza, finchè sia benedetto un mutuo soccorso diplomatico sparso nell' aria come pollini di stelle come il profumo della sua pelle, quando non ero più Gesù ma la finestra rotta, la porta aperta che balla sui cardini e provavo solo a chiudermi. "A chi sembrava romantico quel silenzio catartico?" Che errori di valutazione che ho commesso, Levante. Provo a vivere ma questa è la foglia e la mangio. Sarà felice quel giorno che ci vedrà immortali, che ci ricordino per i motivi giusti o ridano alle nostre spalle.
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